Xenoblade Chronicles X

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. alister
        +8   Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Okay, visto che sto accumulando recensioni arretrate e la cosa mi irrita a morte… Here we go!


    Chi legge solitamente le mie recensioni avrà notato che tendo a presentare il più possibile ogni aspetto del gioco in esame, in modo da dare un quadro quanto più chiaro possibile prima di esprimere il mio parere. Ebbene, questa volta, invece, non farò questo, perché tra video, anteprime e recensioni sono sicura che già tutti sappiate almeno qualcosa al riguardo: Xenoblade Chronicles X è stato senza ombra di dubbio uno dei giochi più attesi, e nei mesi precedenti all’uscita vi si era creata attorno un’atmosfera di eccitazione scatenata di cui io ho fatto pienamente parte. E di questo voglio parlare: di come ho vissuto io il gioco per il quale ho avuto l’hype maggiore di sempre, come testimonia il fatto che sia andata a comprarmi di sana pianta una WiiU al day one, pur consapevole di quanto questo andasse contro il buonsenso con cui solitamente pondero i miei acquisti.

    Da dove derivava questo hype folle? Si potrebbe dire che venga da quel blasonato Xenoblade Chronicles a cui ho assegnato il finora unico dieci della mia vita, ma sarebbe una mezza verità: le radici di questo fanatismo MonolithSoft affondano a quando, più di una decina fa, mi ritrovai tra le mani una rivista con KOS-MOS in copertina e scoccò l’amore per Xenosaga. Da quel momento, tra uno Zohar di qua e un Eterno Ritorno di là, troppi release negati all’Europa e una quantità quasi altrettanto esagerata di plot twist, in me è cresciuto un morboso interesse per qualsiasi cosa abbia Xeno- nel nome (persino a leggere “Xenoverse” più di una volta ho sperato si trattasse di un crossover tra i titoli Monolith - e non di un picchiaduro di Dragon Ball).
    Con questa mentalità, mi sono approcciata a Xenoblade Chronicles X. Le aspettative non erano alte, ma altissime: di solito cerco di andarci cauta, ma dopo quel compromesso perfetto tra trama e gameplay che è stato Xenoblade Chronicles, e le atmosfere fantascientifiche alla Gears/Saga dei trailer, questo ultimo gioco targato Monolith sembrava avere davvero tutte le carte in regola per essere l’RPG definitivo.

    E’ stato davvero così?
    No, o meglio… Nì.



    A livello di gameplay, Xenoblade Chronicles X è praticamente il gioco dei sogni. Tutto quello che c’era di bello in termini di giocabilità nel primo Xenoblade Chronicles è stato ripreso e migliorato esponenzialmente. In molte recensioni si è letto che è Mira il vero protagonista del gioco, ed è vero: un pianeta vastissimo, totalmente esplorabile a piacimento dal giocatore. Mira è diviso in cinque macrozone, ognuna con le proprie particolarità: se solo a vederli questi continenti già vi sembrano enormi, vi assicuro che giocando scoprirete che lo sono molto di più. Ci sono tantissime zone segrete, ci sono tesori nascosti, ci sono Tyrant da sconfiggere, collezionabili e quest da completare… La minimappa usabile sul gamepad dà un’idea di quanto ci sia da fare per completare il gioco al 100%.

    Anche visivamente Mira è stupendo: perdersi nei suoi scenari suggestivi è un piacere, e le ore volano senza che ci se ne accorga. Il contatore delle ore di gioco sale esponenzialmente di sessione in sessione, toccando vette vertiginose senza che se ne senta minimamente il peso. Tantissime volte mi è capitato di impiegare interi pomeriggi semplicemente a gironzolare qua e là, arrampicandomi su una scogliera di Primordia o scoprendo delle rovine nascoste ad Oblivia.
    A livello di contenuti, Xenoblade Chronicles X ha davvero moltissimo da offrire: le quest secondarie sono praticamente infinite, e molte hanno la propria storyline che si protrae di missione in missione, variando a seconda delle decisioni prese dal giocatore. Una delle poche critiche rivolte al primo Xenoblade era la ripetitività delle quest - che io, personalmente, non ho invece mai avvertito - e state certi che Monolith ha fatto tesoro dell’esperienza, creando una miriade di quest-line interessantissime, che contribuiscono a far vivere Mira in prima persona attraverso tutte le problematiche che colonizzare un nuovo pianeta porta con sé.

    Lo stesso discorso si potrebbe applicare al battle system, che risulta una versione evoluta di quello del primo Xenoblade Chronicles: ci sono diverse innovazioni che lo rendono più dinamico e raffinato, prima tra tutte l’introduzione degli Urli del guerriero, una meccanica che ho apprezzato moltissimo e che, se sfruttata a dovere, permette di mettere al tappeto anche gli avversari più ostici. Le meccaniche di Xenoblade Chronicles X vanno padroneggiate con perizia, se si vuole trionfare sui nemici, poiché questa padronanza conta decisamente più del livello posseduto (non per niente il level cap è al 60, mentre il livello dei Tyrant arriva ben più in alto).

    Anche il sistema di classi è assai ben strutturato, soprattutto per la possibilità di combinare tra loro le particolarità di classi diverse, una volta che le si è padroneggiate. Anche qui, massima libertà data al giocatore, con conseguente personalizzazione massima per quanto riguarda armi (una a distanza e una corpo a corpo), tecniche e abilità.
    Persino l’estetica dei personaggi è altamente customizzabile, grazie a un sistema di equipaggiamento “moda” che permette di visualizzare i set che preferiamo esteticamente anziché le armature, a volte brutte, che spesso indossiamo (una feature, questa, che molti di noi avrebbero voluto anche in Xenoblade Chronicles, ne sono sicura xD).

    Dopo un buon numero di ore di gioco, ci troveremo inoltre a pilotare uno Skell e, successivamente, addirittura a farlo volare. Questo rivoluziona del tutto gameplay, aprendo innumerevoli risvolti sia per quanto riguarda l’esplorazione, sia per quanto riguarda le battaglie: il nostro orizzonte di possibilità si amplia notevolmente grazie ai fidati robottoni, anche essi a loro volta estremamente personalizzabili. Anche se a livello di gameplay ho preferito quello più tecnico che si sfrutta a terra, gli Skell donano tutt’altro colore al gioco, rendendolo ancora più godibile e mastodontico. E poi, lasciatemelo dire… Volare per Mira è una figata pazzesca: ricordo ancora l’emozione del primo volo sopra Primordia, quasi mi commuovevo dalla gioia.

    Insomma, a livello di giocabilità, tutto perfetto… O quasi.

    Il principale neo a questo proposito, per me, è costituito dalla moltitudine di comprimari che possiamo assoldare durante il gioco. Xenoblade Chronicles X offre diciotto personaggi giocabili, oltre all’avatar, tra trama e quest secondarie… Peccato che non vengano gestiti affatto bene. Innanzitutto, tutti i personaggi reclutabili in battaglia utilizzano le stesse classi disponibili per l’avatar, anche se talvolta in combinazioni diverse da quelle predefinite: tra uno e l’altro, le differenze non sono molte, a parte due tecniche esclusive di ogni personaggio e acquisibili dall’avatar tramite le rispettive missioni intesa. Presto ci si accorge che, da un punto di vista di battle system, non c’è assolutamente bisogno di diciotto personaggi quasi tutti uguali, senza nessuna particolarità che spinga a usarne uno piuttosto dell’altro… Ci troveremo ad alternare la nostra formazione semplicemente perché i membri non utilizzati non guadagnano esperienza, né punti intesa che portano a sbloccare le rispettive missioni.
    Livellare diciotto personaggi può essere effettivamente frustrante, e la motivazione per farlo può venir meno: per di più, manca del tutto un menù di gestione dei personaggi, in cui sia possibile vedere a che livello siano, o che equipaggiamento utilizzino. Persino per reclutarli bisogna ogni volta recarsi nel punto di New Los Angeles dove sostano abitualmente, rendendo ogni cambio di formazione una gita per i vari distretti. Partendo dal presupposto che persino in Final Fantasy VII Cloud telefonava ai compagni per cambiare il party, qual era il problema di fare una cosa del genere in un gioco sci-fi in cui tutti girano con un stramaledetto palmare multiuso? E perché, in un menù pieno di voci per ogni evenienza, non ce n’è neanche una per controllare lo status dei ventordici potenziali membri del party?

    La presenza di questo anche troppo nutrito cast di personaggi potrebbe essere giustificata da una loro forte presenza nella trama del gioco, ma così non è. Ma proprio per niente.
    La trama del gioco, che si articola in 12 missioni principali, vi obbligherà sempre, e dico SEMPRE, ad utilizzare Elma e Lin, le uniche a partecipare attivamente agli eventi. Il quarto membro del party a vostra scelta che vi porterete dietro si limiterà a fare il pesce lesso, restando zitto e fermo qualsiasi cosa succeda. I risvolti più divertenti si hanno quando capita che si parli del suddetto party member extra come se non ci fosse, nonostante sia proprio lì a due passi da Elma e soci (ciao Irina, ciao). A rendere giustizia ai personaggi secondari dovrebbero esserci le rispettive missioni di intesa, ma non sempre è così: alcune si rivelano interessanti e un po’ più articolate, mentre altre non ci dicono assolutamente nulla di più di quello che già non sapessimo (tanto per citare di nuovo Irina, vergognosa la sua seconda e ultima missione di intesa, dove dice due frasi in croce e il focus è su due NPC appena introdotti…)

    Nonostante questo, i personaggi di per sé sarebbero anche interessanti e con buoni spunti di caratterizzazione: da quello che emerge da dialoghi empatici, battle quote e missioni, tutti sembrano decisamente umani, ognuno con le proprie certezze e le proprie paure. Il problema è che non hanno spazio, non a sufficienza.

    In generale, è la trama a non avere spazio.
    Non fraintendiamoci, sapevo bene di non andare incontro a un gioco story-driven con Xenoblade Chronicles X, e questo non mi causava nessun problema. Approccio open-world in cui si predilige l’esplorazione alla main quest? Perfetto. Trama sparsa tra missioni secondarie, capitoli intesa e storia principale? Ottimo, diamoci sotto con i puzzle.
    Sulla carta, questo approccio mi andava alla perfezione, anche perché avanzavo con tanta fiducia nella capacità dei creatori di creare una trama bella e godibile anche in un gioco che dà priorità al gameplay. Purtroppo, queste mie aspettative si sono rivelate inconcludenti.

    Come accennavo prima, la trama di Xenoblade Chronicles X si costituisce di 12 capitoli. 12 capitoli in cui, sostanzialmente, non succede un cazzo.
    Le missioni di storia principale hanno una durata ridicola, che oscilla dai dieci minuti all’ora, se proprio ci si trova a girare per un’area non ancora esplorata. Sostanzialmente si tratta di teletrasportarsi da qualche parte, fare un paio di scontri, e stop. Anche a livello di eventi i capitoli di trama sono egualmente esigui: succede qualcosa in quasi ogni capitolo, certo, ma complessivamente tutta la trama principale di Xenoblade Chronicles X avrebbe potuto essere raccontata in un paio di missioni.
    Le idee interessanti, peraltro, non mancano, tra necessità di sopravvivenza, continuità di coscienza e dibattiti morali vari; peccato che sia tutto appena accennato e buttato lì, senza che il potenziale di certi concetti venga veramente sfruttato.
    La trama è, sostanzialmente, gestita malissimo. I contenuti sono diluiti col contagocce, e le uniche risposte arrivano nel capitolo finale, con spiegazioni approssimative e insoddisfacenti, nonché aprendo le porte a moltissimi altri interrogativi. Il problema, però, non è il finale aperto, ma la pochezza di storia che ci sta dietro.
    La narrazione tende al disastroso: manca tensione, mancano interazioni tra i personaggi, manca un minimo approfondimento degli antagonisti e dei personaggi secondari. Anche la regia, purtroppo, è mal eseguita: dimenticatevi le cutscene piene di pathos di Xenosaga e Xenoblade, perché in Xenoblade X di scene memorabili ce ne sono veramente poche. Anche la colonna sonora di Sawano, sulla carta meravigliosa, funziona alla perfezione durante le fasi di esplorazione e gameplay (tranne la boss theme, che ho trovato fiacca, specie se paragonata a una battle theme come Black Tar), ma risulta montata a cazzo - francesismo necessario - durante le cutscene: l’audio è troppo alto e quasi copre il doppiaggio - che peraltro sarebbe anche molto buono - e spesso le tracce usate non si accordano per niente agli eventi in corso. Un esempio? La splendida The Way usata a random durante una missione secondaria in cui si salva uno scienziato rimasto nel bosco di Noctilum. Ora, sentitela e ditemi se vi sembra una musica adatta per un momento del genere.

    Complessivamente, la trama di Xenoblade Chronicles X costituisce un prologo a qualcos’altro; a prescindere da quello che potrebbe vedere la luce in futuro, a livello narrativo è un’esperienza insoddisfacente. Anche in un gioco gameplay oriented, la trama può essere gestita bene, specie se dietro ci sono idee interessanti come in questo caso.
    E tornando al discorso personaggi, davvero non capisco la scelta di crearne diciotto per poi obbligare il giocatore a usare nella maggior parte delle missioni Elma e Lin, e dar spazio durante la trama solo a loro due, Lao e, talvolta, Irina, Gwin e Doug. L’unico capitolo in cui vediamo una vera interazione almeno tra i personaggi principali (escluso L, sulla cui totale mancanza di background stendo un velo pietoso) è l’ultimo, il primo (e quindi unico) a proporre un impianto narrativo abbastanza riuscito, pur lasciando a sua volta l’amaro in bocca per la repentinità e superficialità di spiegazioni e colpi di scena.
    E poi, ripeto, non tollero l’idea di un quarto membro del party fantoccio, che non apre bocca durante la trama principale: considerando che si sono presi la briga di registrare centinaia di linee di dialogo in battaglia per le varie voci possibili per l’avatar, perché non si è fatto lo sforzo di registrare almeno un paio di frasi per i personaggi secondari eventualmente usati in trama? Un numero più limitato di personaggi giocabili l’avrebbe consentito senza problemi, proprio come avveniva negli RPG “vecchia scuola”, dove a diverse scelte di party corrispondevano diversi dialoghi.

    Credo di essere giunta più o meno al capolinea.
    Non fatevi ingannare dalla durezza della seconda metà di questo commento: il gioco mi è piaciuto. 160 ore sono letteralmente volate senza che me ne accorgessi, e a livello contenutistico ho ancora tantissimo da fare prima di arrivare al 100%: Xenoblade Chronicles X è un’esperienza di gioco meravigliosa, in grado di incantare per ore intere.
    Mentirei, però, se dicessi di non essere amareggiata. Questo gioco aveva, ripeto, tutte la carte in regola per essere un capolavoro, e per questo lo considero una grandissima occasione sprecata a questo proposito. Con Xenoblade Chronicles, pareva che MonolithSoft avesse finalmente trovato il giusto equilibrio tra trama e gameplay, dopo i precedenti capitoli decisamente troppo sbilanciati a favore della narrativa; ebbene, per par condicio, con Xenoblade Chronicles X hanno voluto far pendere l’ago della bilancia dall’altra parte, sacrificando un approfondimento di trama e personaggi che sarebbe stato doveroso nonostante l’impronta open world, e consegnando al giocatore una narrazione mal gestita.
    Proprio questo mi ha fatto arrabbiare, perché so che MonolithSoft ha tutto ciò che serve per confezionare un prodotto che eccella tanto in trama che in gameplay, e Xenoblade Chronicles X avrebbe potuto essere quel prodotto.
    Peccato, ritenteremo al prossimo titolo, sperando di essere più fortunati.

    Edited by alister - 1/5/2016, 13:30
     
    .
15 replies since 6/12/2015, 14:52   978 views
  Share  
.
Top