Votes taken by Kuraisu

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    In un pomeriggio sono riuscita a giocare per tre ore, ecco cosa mi è rimasto!

    Concordo su Tof per quanto riguarda lo stile di gioco: è accattivante, fresco, moderno, molto distante da come eravamo abituati con Persona 3 e 4. Anche i dettagli più insignificanti come il calendario, le interfacce di dialogo e di battaglia vantano di una propria personalità. Generalmente negli RPG tutto questo resta piuttosto spartano, indi per cui spiccano subito all'occhio del giocatore, il quale resta assolutamente coinvolto.
    I combattimenti li ho trovati abbastanza simili a quelli dei precedenti capitoli, se non fosse per il decidere le azioni con pulsanti appositi, aggiunta molto dinamica e immediata, e per il ritorno delle armi da fuoco; non nego però che io sia ancora all'inizio, ergo la mia percezione potrebbe cambiare da un momento all'altro.
    Le musiche non sono per nulla degne di minore attenzione e, per quanto io abbia ancora sentito poco, non vedo assolutamente l'ora di ascoltare nuove tracce!

    Adesso passo ai commenti su quel poco che ho visto su trama e personaggi, annotando che sono arrivata alla sera del 14 Aprile.
    Inizio col dire che ogni volta in cui assisto a un flashforward relativo all'interrogatorio tra Phantom e Sae mi viene il magone e ho il terrore di quello che potrebbe succedere nei momenti critici della storia.

    Come se non bastasse, il protagonista mi suscita un sacco di pena anche per gli eventi correnti: deve passare un anno come ospite di uno sconosciuto neanche tanto amichevole, visto col malocchio da professori e compagni... davvero triste.
    Ryuji si è fatto subito conoscere come un ragazzo scurrile, poco propenso alla disciplina e testardo come l'Arcana Chariot prometteva; la sua amicizia con Phantom è sbocciata in maniera naturale e spontanea, dopo che quest'ultimo ha salvato il biondo ossigenato dal castello. E a proposito di questo primo dungeon: sono rimasta assai soddisfatta dalla psicologia dell'arrogante professore di educazione fisica, un personaggio inquietante e suggestivo; oltretutto, la presenza del suo Shadow - e non sarà il solo - riporta ai bei vecchi tempi di Persona 4.
    Per non parlare della povera Ann: abusata dall'insegnante, sparlata dagli studenti e con una sola amica a cui può fare affidamento, sono sicura che riuscirà a emozionarmi e spero in una risoluzione interessante della sua infelice condotta.
    Infine, Morgana mi sta piacendo come mascotte: ha un umorismo sottile, mostra fiera la sua conoscenza relativa al mondo nascosto prendendosi gioco dei due liceali e sono molto curiosa di scoprire le sue vere origini, nella speranza che siano profonde quanto quelle del predecessore Teddie.

    Mi associo a Tof anche per quanto riguarda l'evocazione del Persona, anzi, dei Persona, in quanto anche quello di Ryuji gode di un risveglio altrettanto spettacolare; voglio sperare che sia così per la maggior parte dei membri del gruppo, se non per tutti. :hans2: Arséne resta, tuttavia, quello più simbolico e impressionante!

    Infine... vogliamo parlare di Goro che butta sarde a Sae invitandola a mangiare sushi? :asd:
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    Grazie mille, è bellissimo!
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    Ultimamente è un periodo un po' teso e triste a causa della cosiddetta real life e non. Per rilassarmi, ho provato a recuperare per qualche giorno Animal Crossing New Leaf senza grandi risultati, nonostante sia un ottimo esponente della saga; oggi ho iniziato Atelier Totori Plus e spero riesca nell'intento!
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    Premessa: questo è il primo capitolo in assoluto che gioco della saga, non sono esperta di Atelier e non posso fare confronti di alcun tipo con i precedenti o con i successivi, né tanto meno posso consigliare se iniziare da questo, quando giocarlo in base agli altri; al massimo, posso dirvi se consiglio o meno l'acquisto, o quantomeno l'inserimento in una lista di desideri videoludici, del titolo. Vi invito dunque a tenere le mie considerazioni fini solo ad Atelier Totori, almeno per quanto riguarda le sue prime ore, senza prendere in esame qualsiasi legame o analogia con gli altri.

    Non indugiamo oltre, ecco il resoconto di un pomeriggio passato insieme a Totori e i suoi amici!



    La opening colorata e dalle animazioni strepitose è già tutto un programma.



    La cosa che più mi ha spinta ad approcciarmi alla saga di Atelier è lo stile, il quale consiste centralmente nel design dei personaggi e nella cura delle ambientazioni; stile non solo grafico, in quanto mi aspetto sempre in un RPG che entrambi questi elementi abbiano una propria anima, oltre che una bella presentazione.
    Sono rimasta alquanto soddisfatta. Ogni carattere presenta peculiarità uniche e riconoscibili a prima vista, dettaglio che si nota anche nei personaggi tra loro legati come Totori e la sua famiglia: non solo la fisionomia, ma anche nei colori e nel disegno in generale si riconosce subito un membro della famiglia Helmold. Gli ambienti non sono paesaggi pittoreschi o sfondi con dettagli iperbolici, eppure mantengono un proprio spessore e sono piacevoli da guardare nella loro semplicità.

    Collegandomi a uno degli elementi trattati nel paragrafo precedente, voglio soffermarmi brevemente sulla caratterizzazione: chiaramente non posso dilungarmi in quanto io sia ancora all'inizio, ma posso dire che trovo i personaggi accattivanti e simpatici. Sia ben chiaro che non mi aspetto di certo particolari profondità o dettagliate analisi psicologiche con l'avanzare della trama, quanto più personalità genuine e uniche.


    Tutto inizia qui: nello studio di casa Helmold, spesso vittima di esplosioni da parte della giovane alchimista.



    Un altro sfuggente accenno che mi sentivo di fare è alla premessa di storia: Totooria è una ragazzina impacciata e goffa, neofita nel mondo dell'alchimia, e vive in un piccolo villaggio con la sorella e il padre, mentre della madre si sa solo che fu un'avventuriera di illustre fama, ma da un po' di anni non si hanno più notizie di lei e in famiglia la si ritiene mancata; nonostante la prefazione scoraggiante, la protagonista rimane ottimista e determinata nel diventare lei stessa un'avventuriera, insieme all'amico Gino, con l'intento di migliorare le sue abilità alchemiche unito al desiderio di ritrovare la donna dispersa.
    A primo impatto, non si tratta di un'odissea epica e fortemente globale, ma di un'avventura vera e propria, la quale potrà anche non essere titanica, ma in grado di mantenere la sua promessa. Non so come andrà a finire, spero solo che almeno dietro al motivo della misteriosa scomparsa della madre di Totori ci sia una verità sensata, interessante e non eccessivamente scontata.

    Certamente la narrazione non sembra per nulla affrettata, il che permetterà sicuramente di godere la storia in maniera rilassante e coinvolgente nonostante l'incipit abbastanza classico.


    L'interfaccia degli scontri sarà sicuramente familiare a chi gli RPG li divora... ma non finisce qui.



    Non potevo di certo dimenticarmi dell'aspetto giocabile del titolo. Ho già detto che non ho una conoscenza enciclopedica degli Atelier, ma una cosa posso permettermi di accennarla: questa saga non si basa tanto sul combattimento, per quanto sia una parte assolutamente fondamentale, ma più sulla creazione di oggetti e sulla raccolta di materiali per permettere e agevolare la prima azione; questo colpisce indubbiamente qualsiasi tipo di giocatore, poiché tali elementi sono presenti in moltissimi RPG come piacevoli aspetti secondari e facoltativi, che però non ricoprono alcuna importanza per lo svolgimento della trama e non rientrano affatto nell'interesse primario di personaggi intenzionati a salvare il mondo.
    Indubbiamente, maggiore sarà il progresso che si compierà non solo nella trama, ma anche nell'esplorazione, nel completamento di missioni varie, più oggetti saremo in grado di ottenere tramite l'alchimia; di conseguenza, è assolutamente normale che per il momento io non abbia una grande varietà di ricette o di scelta.

    Da apprezzare è senza dubbio la struttura della World Map, mentre i combattimenti ora come ora sono abbastanza statici e le differenze tra questi e quelli di altre saghe iconiche del genere, pur essendoci, non sono in gran numero; tra le caratteristiche inedite si può trovare, per esempio, la possibilità di difendere la fragile protagonista, tra l'altro l'unico personaggio a poter usufruire degli oggetti, in quanto alchimista, dagli attacchi dei nemici.


    Viaggeremo per il mondo di gioco grazie a questa mappa particolare e ben disegnata.



    Un aspetto alquanto inusuale del gameplay è il fattore del tempo: qualsiasi azione, sia questa la creazione di un oggetto, una raccolta, un combattimento, lo spostarci da una zona all'altra e molto altro consumerà istanti che, accumulati, faranno passare la giornata in un'altra. Ora come ora, questa permette di gestire in una certa maniera le proprie azioni e non è risultata spiacevole a discapito delle preoccupazioni iniziali, aspetto tuttavia le fasi più avanzate del gioco per stabilire se questo sia un pregio o un difetto.

    Del comparto grafico penso io abbia già detto abbastanza nella prima parte e sicuramente questo non delude neanche tecnicamente, a parte per dei costanti cali di frame nella fine dei combattimenti; ciò che ho conservato per la fine sono le musiche: le mie aspettative per quanto riguarda queste erano quasi nulle, il che forse ha permesso che io apprezzassi a pieno tracce anche non troppo elaborate, seppur orecchiabili, come questa o quest'altra.



    Spero queste mie impressioni vi siano piaciute!
    Ci rivedremo con una recensione completa? Se sì, prima o dopo aver recuperato quantomeno i restanti capitoli della trilogia di Arland? Alchimisti veterani e aspiranti, rispondetemi!

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    But, wait- I... I... can't succeed without you!



    L'ultimo ciclo romantico del gioco è rappresentato proprio da loro: la regina delle fate e il principe decaduto di Valentine.
    Francamente, li ho trovati di una dolcezza e di un umorismo unico. Adoro le scene in cui Ingway butta sarde ci prova spudoratamente con Mercedes pur di scroccare un bacetto :asd: così come ricordo con un enorme sorriso quando lui le ricorda che non potrà essere sempre trattata da principessina e, in quanto nuova sovrana di Ringford, deve imparare a prendersi le sue responsabilità e a non essere viziata; penso le abbia insegnato molto.
    Insieme a Oswald e Gwendolyn, sono senza dubbio la coppia più fiabesca, in quanto ispirati alla storia de La principessa e il ranocchio, ma c'è un fatto che li rende più agrodolci di quel che può sembrare...
    [spoiler_tag]True Ending[/spoiler_tag]Sono gli unici a non avere un finale felice e a subire un destino tragico anche nel finale canonico.
    Eppure, un barlume di speranza c'è: nella schermata dopo i titoli di coda del True Ending si può vedere Mercedes, tramutatasi in Yggdrasil, fiorire con gli stessi fiori che portava sulla testa con Ingway che veglia su di loro.
    Un colpo al cuore che, tuttavia, ci ricorda che, in una maniera o nell'altra, anche questi due rimangono insieme fino alla fine dei tempi.








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    You’ve never held me so strongly. No matter what you appear to be, you are still the same person, Cornelius. My love shall not change.



    Penso siano anche loro, come le altre due storie d'amore del gioco, una coppia bellissima! Si cercano l'un l'altra senza sosta e questo inseguirsi comporta anche diverse tematiche: l'accettazione del cambiamento, l'accettazione della condizione sociale (Velvet non è più una vera e propria principessa, dopo la caduta di Valentine), per non parlare del loro collaborare insieme...
    Nel finale, dove lei diventa Puka e si impegnano insieme per trovare, pian piano, tutte le monete di Valentine.


    E ci sarebbe un altro fatto spoiler che mi ha fatta letteralmente impazzire...
    Cronologicamente parlando, il gioco inizia con loro che si tengono per mano (all'inizio della storia di Velvet, l'ultima a essere giocata ma la prima ad accadere) e finisce, nel True Ending, con la medesima scena. :love:









    E sì, trovare fanart dove lui sia umano è praticamente impossibile. :cry1:
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    Persona Q: Shadow of The Labyrinth, che spero di finire prima della fine di Marzo, e Fire Emblem Fates: Conquista, con cui faccio molta fatica a proseguire. :aww:
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    Meravigliose le icon. :peko: Posso rubare quella di Lucina? :aww:
    Comunque la migliore in assoluto, secondo me, è quella con Cornelius/Velvet. <3
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    Complimenti per la recensione! La serie Dusk degli Atelier sembra davvero interessante, ho grandi aspettative per quanto riguarda anche Shallie. :sisi:
    Inoltre, spero anche io in future recensioni per quanto riguarda gli Arland. :shi: Brava Viv!
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    Appena ho visto S. di Cold Steel, pensavo assomigliasse a qualcuno di familiare... Radlia di Final Fantasy XIV. :bu: Forse non sono proprio identiche, ma hanno moltissimi elementi in comune.

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    Bellissimi gli ultimi due set fatti!
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    A Lyric for Dragon Quest VIII
    Il ritorno di un'epopea




    Dragon Quest VIII: L’odissea del re maledetto è l’ottavo capitolo della celebre saga Enix, ereditata dalla sua fusione con Squaresoft, sviluppato da Level 5 uscito nel 2004 in Giappone per Playstation 2, nel periodo della sua gloria assoluta, per poi essere portato in Occidente nel 2005 in America e nel 2006 in Europa, dove per la prima volta arrivò un capitolo di Dragon Quest.
    Considerata la fama della Software House per la già decennale saga di Final Fantasy e il nuovo arrivato Kingdom Hearts, non vi è alcuno stupore nel notare il discreto successo di questo titolo; è stato per anni acclamato dalla critica e ricordato con un sorriso dal pubblico, motivo per cui, dopo oltre dieci anni dalla sua nascita, si è deciso di continuare il ciclo di remake degli episodi più amati della saga per le due console portatili Nintendo, successione di cui questo è il più recente essendo uscito il 20 di questo mese.

    Avendo giocato la versione PS2, è sorta spontanea la curiosità di assistere a come Square Enix avesse modernizzato uno dei primissimi RPG a cui io abbia mai giocato: è dunque riuscita nell’impresa?
    Procediamo con ordine, ripercorrendo il titolo punto per punto, analizzando sia le caratteristiche che si porta dalla sua uscita, sia le novità della versione 3Ds.


    Anche questa volta, Farebury è il primo villaggio che visiteremo.


    L’incipit della storia fornisce subito un tocco fantasy caratteristico degli RPG: un malvagio giullare di corte ha lanciato sulla corte di Trodain una terribile maledizione, dalla quale sono sopravvissuti soltanto il protagonista, re Trode e la principessa Medea, questi ultimi trasformati rispettivamente in un troll e in un cavallo. Lo scopo dell’avventura sarà dunque riportare il regno al suo splendore originario, con l’aiuto di altri personaggi tutti determinati a sconfiggere lo stregone.
    Indubbiamente, la trama è quanto più rimasto invariato con il remake, a parte per la maggior attenzione in alcune scene dedicata all’eroe e all’antagonista; per quanto la sua semplicità e leggerezza possa far storcere il naso a coloro abituati a RPG più di nicchia, rimane in ogni canzone so gradevole e divertente grazie alla presenza di numerosi sipari comici e alla discreta fluidità con cui gli eventi scorreranno, man mano che visiteremo nuovi luoghi.

    Un altro aspetto che sicuramente i fan di vecchia data saranno contenti di ritrovare sono i personaggi; anche questi, come la trama, non sono dotati di una spiccata profondità o di una caratterizzazione particolarmente articolata, eppure la loro simpatia unita all'inconfondibile e unico stile di character design della matita di Akira Toriyama permette di stamparli a pieno nei ricordi del giocatore.
    Sicuramente non mancano gli stereotipi, per quanto riguarda le personalità: Yangus è il classico duro dal cuore d’oro, Jessica la classica ragazza testarda e dolce al tempo stesso, Angelo il classico Don Giovanni vissuto. Ribadisco comunque, anche per quanto riguarda questi cliché, che la semplicità di Dragon Quest VIII rimane genuina senza sfociare eccessivamente nel banale.


    L'ultimo piano della torre di Alexandria rimane uno dei dungeon più belli.



    Un altro punto alquanto fedele all’originale è il gameplay, che conserva le sue caratteristiche principali: le battaglie sono a turni, le azioni dei personaggi giocabili e quella dei mostri avverranno dopo che avremmo dato indicazioni a tutto il nostro gruppo, la visuale sarà in prima persona nei momenti di decisione e in terza quando gli attacchi verranno mostrati. Il tutto unito con le classiche magie, con le tipiche tecniche d’attacco e con una buona varietà d’armi per ciascun personaggio, per quanto ognuno abbia un ruolo ben specifico; ad esempio, Jessica può utilizzare coltelli e fruste, ma le sue peculiarità consistono nel lancio di vari incantesimi.

    Poiché di primo impatto sembri che ogni cosa giocabile in Dragon Quest VIII per 3Ds sia strettamente fedele all’originale, in questa parte vorrei concentrare la recensione sulle novità e migliorie che questa versione ha da offrire; per quanto riguarda il punto discusso poco sopra, ossia le battaglie, queste non sono più casuali e i numerosi nemici che bisognerà affrontare nel corso dell’avventura sono ben visibili sullo schermo: scelta non da poco, in quanto questa abitudine di moltissimi videogiochi di ruolo alla giapponese stava invecchiando pesantemente, rendendo l’esperienza a lungo andare frustrante. Sempre riguardo agli scontri, questi sono ora molto più agili e immediati grazie alla possibilità di velocizzare i momenti dove vengono messe in atto le azioni.
    Altre trovate che sicuramente agevolano la prolissa avventura sono la possibilità di salvare fuori dalle chiese, per quanto il salvataggio sia rapido e sparisca una volta caricato, e il miglioramento del sistema di alchimia: il pentolone di Trode non solo potrà creare nuove ricette, ma sarà possibile ottenere più di un oggetto alla volta e il tempo di attesa sarà istantaneo. Tra le aggiunte che noteranno principalmente i fan di vecchia data vi sono anche anche l’arricchimento del bestiario, che comprende ora mostri inediti e nuove colorazioni di alcuni già presenti, due nuovi dungeon, nuovi costumi e due nuovi personaggi giocabili: Red, un’abile ladra vecchia conoscenza di Yangus, e Morrie, proprietario di un'arena provvisto di accento italiano nella versione inglese.
    Infine, un simpatico sistema di fotocamera che permette al giocatore di immortalare veri e propri screenshot della sua avventura e salvarli in una scheda SD; questa nuova funzione è protagonista di diverse quest date da un nuovo NPC, ciò è dunque un valido incentivo per esplorare il mondo di gioco.


    Cameron è il nuovo personaggio che ci affiderà missioni di carattere fotografico.



    Come ogni remake che si rispetti, anche questo porta migliorie grafiche: le figure hanno contorni più morbidi e definiti, il tutto risulta quindi adattato impeccabilmente alle aspettative della piccola console di casa Nintendo, la quale tuttavia penalizza il comparto sonoro in quanto, considerando il passaggio da console fissa a portatile, non è stato possibile mantenere a pieno l’aspetto orchestrale della colonna sonora.

    Ultimo punto su cui discutere è la longevità, la quale rimane sempre alta come nell’originale; tuttavia, grazie alla possibilità di accelerare le battaglie ed essendo diventato molto meno dispersivo l’andare in giro nel mondo di gioco grazie alla presenza della mappa nello schermo inferiore, questa risulta accorciata... ma una sessantina di ore di sola trama non ve le toglie nessuno.

    Conclusione
    Dragon Quest VIII si riafferma una pietra miliare del suo genere, nonché a tutti gli effetti il capitolo portavoce della saga.
    Con questa nuova versione è riuscito ad approcciarsi non solo ai veterani che desiderano rivivere questa odissea, ma anche ai novizi interessati a questa grazie alle sue nuove e comode feature.
    Consiglierei questo titolo a tutti coloro che hanno amato l’originale e a chi rimane affezionato ai videogiochi di ruolo alla giapponese di stampo classico, mentre non lo consiglierei a chi cerca un RPG innovativo o dove proseguire sia particolarmente veloce e sbrigativo.



    Spero questa recensione vi sia piaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate!
    Colgo inoltre l'occasione per ringraziare Nintendo Italia, che ci ha fornito di una copia del gioco.



    Edited by Kuraisu - 27/1/2017, 21:19
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    I Pick A Quest Awards 2016 continuano con una categoria non molto presa in considerazione dalla maggior parte dei giocatori: gli RPG Mobile.

    La medaglia d'oro va a Kingdom Hearts Unchained X, conferma che Square Enix non delude mai dal punto di vista dell'interesse! E considerando i numerosissimi fan della saga di KH, non mi stupisco molto del risultato. XD
    Complimenti quindi ai nostri eroi!
    Menzioni speciali vanno al secondo classificato Final Fantasy Brave Exius, sempre di casa Square, e al terzo classificato Pokemon Go; considerando il fenomeno di massa generato l'estate scorsa da quest'ultimo, sarebbe strano non vederlo sul podio!

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    CITAZIONE
    Prima di cominciare, vi ricordo di partecipare ai nostri #RPGAwards e votare i vostri RPG del 2016 preferiti se ancora non lo avete fatto! (Link: https://goo.gl/forms/7ScEopi5BRFMQRdf2 )

    Per quanto mi riguarda, il 2016 è stato un grande anno dal punto di vista del design dei personaggi: sicuramente mi hanno colpito molto i personaggi, principali e non, di Trails of Cold Steel, per non parlare dei nuovi e vecchi protagonisti di Bravely Second, della carinissima protagonista di Atelier Sophie: Alchemist of the Mysterious Book o degli artwork fenomenali dei personaggi di Fire Emblem Fates (esclusi i modelli osceni, indubbiamente). Eppure, nonostante tutte queste interessanti nomination, ho un vincitore: Odin Sphere Leifthrasir che, pur trattandosi di un remake, devo ammettere che meritava assolutamente di essere premiato specie dopo essere stato salvato dal dimenticatoio assoluto grazie proprio a questa scelta di ATLUS.

    Dei personaggi di questo gioco amo il fatto che ognuno, sia questo uno dei cinque protagonisti o un pinco pallino incontrato in una mappa a venderci pozioni, abbia le sue peculiarità stilistiche e i suoi dettagli personali di espressione, fisionomia e abbigliamento tutte in armonia affinché possano donare al personaggio in questione una propria identità, nonché un riconoscimento immediato; pure dettagli apparentemente insignificanti come la corona di fiori di Mercedes (così come il design ricorrente alla natura di tutta la specie delle fate), le armature di Oswald e Gwendolyn o gli abiti tipicamente saraceni di Ingway e Velvet.

    -Kurai

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    E oggi, signori e signore, tocca a Lux PKK!
    CITAZIONE
    Nuovo giorno, nuovo Special Award per ingannare l'attesa. Vi ricordo infatti che avete tempo fino al 15 di gennaio per votare qui https://goo.gl/forms/7ScEopi5BRFMQRdf2 l'RPG dell'anno e altre categorie!

    Il mio award è un po’ particolare; si tratta di una categoria quasi controversa, che molti non seguono o addirittura non sopportano. Altri, come me, ne sono sempre affascinati. Sto parlando del doppiaggio, più precisamente del doppiaggio inglese di un titolo, in genere del binomio inglese/giapponese quando viene il momento di scegliere la lingua delle voci (pochi RPG vengono doppiati in altre lingue come l’italiano, quindi vincerebbe Francesco Mei nei panni di Adam Jensen senza troppa competizione). Il mondo del doppiaggio è qualcosa che seguo attivamente, e sebbene mi reputi abbastanza ignorante per quanto riguarda le voci nipponiche, lo stesso non si può dire di quelle inglesi, che ascolto, risento dopo tempo, esamino e prendo a cuore. Questione di gusti personali, eh!

    Vorrei quindi premiare la performance che più mi ha colpito quest’anno, e vi assicuro che la scelta è ardua. Gente come Ray Chase (Noctis, FFXV), Sean Chiplock (Rean, Trails of Cold Steel), Melissa Fahn (Neptune, dei vari Hyperdimension Neptunia) è stata fenomenale, incantevole, ma qualcuno è riuscito a conquistarmi più di tutti. Faccio quindi un applauso al vincitore del mio award, Darin De Paul, voce di Ardyn Izunia, da Final Fantasy XV!
    La sua performance l’ho trovata memorabile, una voce quasi ipnotica, subdola, per un personaggio che, a detta dello stesso De Paul, gli piace per la sua “sincera non sincerità”.
    Ancora dico wow di fronte alla sua presentazione in Kingsglaive, davvero!
    -Lux

304 replies since 1/9/2013
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